Vikings: i cinque motivi per guardare la serie

History Channel è un canale dedicato, nomen omen, alla storia, quella vera che qualcuno scriverebbe con la lettera maiuscola e chiamerebbe magistra vitae e non quelle fasulle narrate in più o meno riuscite serie tv. Eppure, nella ricerca di stili sempre nuovi di raccontare questo affascinante soggetto, History Channel ha provato a produrre una propria serie tv accettando la sfida di parlare di Storia narrando una storia. Il risultato è “Vikings” le cui due stagioni andate in onda hanno riscosso un tale successo di critica e pubblico da poter definire sicuramente vincente la scommessa. 

Ecco 5 motivo per guardare VIKINGS:

5.  Perché la Storia può essere più interessante di una storia

Magari odiavate i noiosi manuali dove il racconto della vita dei popoli del passato rischiava di annegare nel disinteresse verso qualcosa percepito come morto e sepolto. Non è così in “Vikings”. Perché, fedele alla mission aziendale di History Channel, la serie si prende pochissime licenze poetiche e finisce per descrivere vita, costumi, usanze, villaggi, navi, brutalità, battaglie e tutto ciò che era la quotidianità dei Vichinghi del primo medioevo così come sono stati ricostruiti dagli studiosi. Solo che stavolta tutto ciò non è immobile sulle pagine di un libro, ma vivo davanti ai vostri occhi in un ritratto in movimento che riuscirà ad affascinarvi per la sua sincerità e la sua accuratezza. Fino alla chicca degli inglesi che parlano la lingua della loro epoca (almeno nei primi incontri) per marcare la differenza anche linguistica tra i due popoli.

 4. Perché le donne vichinghe hanno qualcosa in più

Potrebbe sembrare un motivo di interesse per i soli uomini ed i loro inconfessati istinti primari e, certamente, se anche l’occhio vuole la sua parte, da questa serie ne esce pienamente soddisfatto. Ma la vera ragione per cui questo argomento è in lista interessa non solo gli uomini, ma anche e forse soprattutto le donne. Perché le donne in “Vikings” non sono le remissive ancelle degli eroi di turno, completamente dedite alla propria fedeltà e in speranzosa attesa della salvezza, o amorevoli madri e generose mogli tutta casa e mercato. Perché non erano questo le donne vichinghe e non lo sono per nulla in questa serie. Possono essere coraggiose madri preoccupate solo di garantire una gloriosa prole e dedicare sé stesse a questa nobile missione come Aslaug. Ma anche maestre di inganni affamate di potere e abili nello scegliere la parte vincente e la strategia migliore come Siggy. Amanti devote capaci di sostenere il proprio uomo riuscendo a vedere il suo valore anche quando è sepolto sotto strati di incomprensibili stramberie come Helga. Ma anche guerriere che non arretrano di un passo di fronte al pericolo e, al contrario, lo cercano in una sfida continua che le innalza fino ad una dignità regale e al comando di interi eserciti come Lagertha. O persino ninfomani come Kwenthrith. Donne come raramente se ne vedono in una serie tv e che, soprattutto, sono vere. Una lezione dal passato che ancora oggi troppi non hanno imparato.

3. Perché ci sono Floki e Athelstan

Non sono loro i due personaggi principali, ma Floki e Athelstan incarnano, forse, più di altri lo spirito di “Vikings”. Il primo è il costruttore delle navi che faranno la fortuna di Ragnar e decreteranno l’avanzamento tecnologico che consentirà ai Vichinghi di iniziare la loro espansione verso il resto dell’Europa, ma anche un guerriero insospettabilmente forte e feroce e il fiero custode di una ortodossia religiosa che sfiora un dannoso fanatismo. Il secondo è il monaco catturato da Ragnar e da lui risparmiato perché è più utile come vivo testimone di un mondo sconosciuto che come morto trofeo da esibizione, ma ha il pregio di non credere ciecamente nella presunta superiorità della propria civiltà dimostrandosi invece pronto ad abbracciare la sua nuova vita fino a diventare una efficiente macchina da guerra che conserva nel suo profondo quell’amore per la cultura che ne aveva fatto un appassionato amanuense. Entrambi sono anime tormentate divise tra le proprie insicurezze (il senso di inferiorità di Floki e la scissione interiore di Athelstan) e le incrollabili certezze (l’amore per Helga di Floki e la dedizione verso Ragnar di Athelstan). Due personaggi che incarnano l’essenza di due mondi che potrebbero scontrarsi, ma che invece provano a venirsi incontro perché due culture non devono per forza annullarsi, ma possono forse completarsi. Magari sarebbe utile ricordarselo anche oggi.

2. Perché Travis Fimmel non è un modello prestato alla tv

Se leggete il curriculum di Travis Fimmel che interpreta Ragnar Lothbrok, trovate che il picco della sua carriera pre – Vikings è stata la pubblicità di intimo di Calvin Klein, diventata famosa per essere stata rimossa perché le autiste degli autobus a due piani rallentavano per guardare meglio i manifesti esposti a Londra. Con questa poco incoraggiante premessa sarebbe facile aspettarsi doti tutt’altro che eccelse. E invece è proprio il contrario perché Travis non è un modello che prova a recitare, ma un ottimo attore che ha fatto il modello per caso. Il fisico possente ma senza gli eccessi di un bodybuilder gli permettono di essere credibile quando è impegnato in battaglie cruente in cui eccelle per la sua forza ma anche per la sua agilità. Ma Travis riesce a dare il meglio di sé quando deve restituire l’ambizione intelligente di Ragnar, la sua inestinguibile sete di conoscenza, l’indomito orgoglio, la geniale scaltrezza. Sentimenti mostrati in modo naturale grazie a una notevole espressività e al modo sapiente di modulare la voce e giocare con gli sguardi. E Travis non è che un esempio perché anche il resto del cast non merita che lodi.

1. Perché i buoni non sono buoni e i cattivi non sono cattivi

I Vichinghi non erano nobili eroi dediti a compiere il bene e combattere i malvagi. Erano guerrieri che affrontavano ogni battaglia con il solo scopo di massacrare il nemico. Razziatori che saccheggiavano villaggi indifesi, uccidendo civili e stuprando donne. Sanguinari che conoscevano solo la giustizia del più forte e condannavano a pene brutali (cosa peggio dell’aquila di sangue ?) gli avversari sconfitti che non avevano avuto la fortuna di morire subito. Questo sono gli eroi di questa serie. Lo spettatore è istintivamente portato a tifare per Ragnar e i suoi, ma questa scelta di campo è alle volte messa a dura prova dallo stesso Ragnar che viene meno a patti precedenti ed è disposto a tradire la sua stessa amata o la lealtà verso il suo popolo, dalla spietata ambizione di Rollo che uccide i suoi stessi amici, dal fanatismo di Floki che tortura preti innocenti, dalla mancanza di morale di Siggy che non esita a vendere il suo corpo. In questo, i buoni non sono per nulla diversi dai cattivi ed, anzi, spesso si è costretti a scelte di parte che potrebbero essere definite immotivate. Perché lo jarl Haraldson che inizialmente prova a frenare l’ascesa di Ragnar è il legittimo sovrano a cui si dovrebbe obbedienza e perde lottando lealmente. Perché lo jarl Borg che a lungo combatte contro Ragnar è, dopotutto, dalla parte del giusto essendo la sua una reazione ad un tradimento e muore infine con una forza ed un onore che lo elevano al livello di Ragnar stesso. Perché re Ecbert è solo un altro Ragnar più raffinato e istruito che allo scontro brutale preferisce la diplomazia astuta. La Storia, d’altra parte, la fanno gli uomini e gli uomini spesso non sono buoni o cattivi, ma piuttosto buoni e cattivi al tempo stesso. E questo “Vikings” ce lo mostra senza mentire.