“Resident Evil”: rapporto tra videogioco e film

Milla Jovovich, attrice protagonista della serie cinematografica basata su Resident Evil, ha annunciato l’inizio delle riprese dell’ultimo capitolo (qui per i dettagli). In quanti l’attendono?

Quando i cultori di uno dei videogame più amati delle console moderne videro sbarcare la creatura Capcom e la sua infezione apocalittica sul grande schermo nel 2002, erano pieni di aspettative, speranzosi che i produttori riuscissero a munire la saga filmica della longevità del suo alter ego. E ci sono riusciti. Resident Evil: The final Chapter sarà il sesto in ordine di uscita. I precedenti cinque titoli, tutti diretti da Paul W. S. Anderson, a parte Resident Evil: Apocalypse (2004) diretto da Alexander Witt, a fronte di un budget complessivo di 248 milioni di dollari, hanno incassato quasi 916 milioni di dollari.

I dati sembrerebbero confortare l’esperimento al cinema del capostipite dei videogame zombie. Allora perché per i fan di Resident Evil è uno dei peggiori casi di trasposizione multimediale?

Non è una domanda di difficile risposta.

Le trasposizioni sono purtroppo vittime di un pregiudizio assai comune: la credenza che la buona riuscita di uno scambio tra media sia la fedeltà alla trama e soprattutto allo stile originale. Ma ogni media ha prerogative proprie e sistemi informativi differenti. Insomma il film è un’altra cosa rispetto a un libro o a un videogame. Ha una sua autonomia.

Nonostante questa premessa, il nostro sistema di elaborazione ci spingerà sempre a un rapporto continuo, un filo rosso difficile da spezzare. Provate a vedere la versione cinematografica di un libro che avete particolarmente amato. Troverete ogni punto debole, ogni falla dei temi e della trama. Alla fine, alcune volte vi piacerà, altre meno, ma preferirete quasi sempre il libro.

Resident Evil, come altre trasposizioni cinematografiche che non funzionano nella loro autonomia rispetto all’originale, mostra il fianco anche a chi non conosce il videogioco.

Se i primi due titoli, usciti tra il 2002 e il 2004, ricrearono situazioni facilmente assimilabili allo stile propriamente Capcom, con risultati comunque assai diversi dal videogioco, con i successivi, l’allontanamento è stato costante e pericoloso. Recitazione precariamente accettabile, trama bislacca, scene di combattimento appesantite da replay e slow motion eccessivi, dialoghi al limite della credibilità. Anche i personaggi sembrano essersi persi per strada: Alice (Milla Jovovich) nei primi capitoli era vittima di turbamenti tutti umani che la rendevano un personaggio dinamico e in trasformazione. Purtroppo quello che ne è venuto fuori è sconfortante. Disumanizzata all’estremo, lotta solo per la necessità di farlo, trascinandosi fino al Capitolo finale. Inoltre l’ingresso in scena di diversi personaggi cari ai giocatori è sembrato più un tentativo di ingraziarsi i fan della serie piuttosto che motivato dall’intreccio. Così Jill Valentine, Chris e Claire Redfield, Leon Kennedy e Ada Wong diventano pedine di scambio che ricordano, agli spettatori, che stanno guardando un prodotto proveniente dall’universo Resident Evil.

È possibile rivedere Resident Evil al cinema sotto altre spoglie?

Difficile. Occorrerebbe una mossa azzardata, simile a quella attuata dalla Disney con gli X-Men. La prima trilogia non lasciava molto spazio a possibilità future, sia per la conclusione assolutista del terzo capitolo sia per la precaria qualità di tutti e tre i film. Ai tempi della realizzazione (2000-2006) la Disney non aveva ancora comprato la Marvel e con la maturità ottenuta, tramite la messa in scena di altri supereroi, soprattutto con i numerosi film sui singoli membri degli Avengers e poi anche tutti insieme, ha deciso di rilanciare il marchio X-Men. Come? Prima si è concentrata su uno dei sopravvissuti all’ecatombe del 2006, Wolverine, inframmezzando i due film a lui dedicati da X-Men First Class (2011) il prequel per eccellenza. Poi, con X-Men, giorni di un futuro passato è tornata indietro nel tempo per cambiare il futuro.  Poco originale ma di sicuro effetto, e che riapre l’orizzonte a un nuovo sole.

Non ci resta di aspettare prima la conclusione di questo progetto. Le riprese di Resident Evil: The Final Chapter sarebbero dovute iniziare nel 2014 ma la gravidanza di Milla Jovovich ha ritardato l’inizio dei lavori fino all’agosto del 2015.

Comunque finirà, siamo certi che sarà stato un successo al botteghino ma che i fan ne avrebbero davvero fatto a meno.