Da Biancaneve a Vaiana: ecco l’evoluzione delle Principesse Disney

RAPUNZEL – 2010

Rapunzel

Rapunzel è un personaggio con cui è facile identificarsi e condivide alcuni tratti fondamentali, a partire dalla figura del genitore (o, nel caso di Rapunzel, di chi ne fa le veci). È senz’altro vero che madre Gothel sia l’antagonista, la cattiva la Rapunzel cerca sempre di scappare da lei infatti è nella natura umana fare il contrario di quello che ci è proibito. Prendete Belle. Non può andare nell’Ala Ovest perché? Perché è proibita. La Bestia le conferisce quel tanto di mistero che serve a incuriosirla, e infatti Belle che fa? Va nell’Ala Ovest.

In questo film, trovo che il rapporto principessa-principe (beh, in questo caso meglio “furfante”) sia finalmente paritetico, se non addirittura sbilanciato a favore della prima. È Rapunzel, infatti, ad avere la… padella dalla parte del manico. Rapunzel sogna di vedere le luci fluttuanti, sogna in poche parole la libertà, non qualcuno che la salvi dalla sua esistenza di reclusione. Il “principe” le capita per caso, ed è proprio questo il punto: non è che se lo sia andato appositamente a cercare, o pensasse di farlo. E c’è anche da dire che è ella stessa l’artefice concreta della sua libertà: non è Flynn a farla uscire dalla torre, ma è lei ad uscirne da sola, usando i suoi capelli come fune. La provvidenziale presenza di Flynn le ha solo dato il pretesto, finalmente, per prendere in mano il suo stesso destino.

Così, giustamente, a un certo punto Rapunzel dice basta: ha imparato a farsi strada a padellate, e quando capisce di essere lei la principessa perduta, affronta madre Gothel a testa alta, con un cipiglio combattivo e deciso, ben lontana dall’insicurezza mostrata nei suoi confronti all’inizio del film (perché quando propone il patto a Flynn mi è sembrata tutto fuorché insicura). Biancaneve, che pure sapeva di essere una principessa, non ha mai fatto nulla di tutto questo.

RIBELLE – 2012

Merida

Merida è stata fin da subito celebrata quale emblema del femminismo, perché per la prima volta i suoi sogni non riguardano dei cromosomi XY. Merida è  l’unica tra quelle citate a non accasarsi con qualcuno.

La regina tenta di organizzare il matrimonio combinato di Merida, la quale non ne vuole sapere. Agli occhi della madre, infatti, la ragazza ha – in quanto principessa – delle responsabilità nei confronti del regno, e deve comportarsi di conseguenza. Per Merida, invece, il matrimonio costituirebbe, oltre che una intollerabile coercizione, la fine della sua stessa vita, dato che per lei vita e libertà sono praticamente sinonimi. Insomma, due modi di vedere le cose completamente divergenti: responsabilità da un lato, libero arbitrio dall’altro.

È interessante vedere come si sviluppa il rapporto tra Merida e la madre perché fondamentalmente il film non ruota attorno al fatto che Merida non si voglia sposare o che non abbia bisogno di un ragazzo per essere completa. Sarebbe una imperdonabile semplificazione liquidare la questione in questi termini. No, il film ruota tutto intorno a due persone che non riescono a capirsi, che non riescono a “vedersi”.

Da un lato, infatti, la regina non riesce a cogliere le esigenze di sua figlia, dall’altro Merida non riesce a capire le ragioni della madre.

Eppure è chiaro che tutte e due hanno bisogno l’una dell’altra, tanto più che nessuna ha intenzione di rinunciare al loro rapporto: è solo questione di capire come prendersi. Merida vorrebbe che sua madre riuscisse ad apprezzarla per quello che è, non per quello che è destinata a diventare, e la madre vorrebbe che sua figlia capisse che la vita è fatta molto spesso di compromessi, e che per un bene più grande a volte è necessario compiere dei sacrifici che ci paiono intollerabili.

E alla fine del film, superate non poche difficoltà, le due riescono finalmente ad accettarsi a vicenda in quello che è un rapporto più maturo da entrambe le parti.

FROZEN – 2013

Frozen non è il primo film a mostrarci che al mondo non esiste solo l’amore romantico, perché Brave prima di lui, così come Lilo & Stitch prima ancora, hanno già ampiamente quanto efficacemente esposto questo stesso concetto. Semplicemente, la particolarità di Frozen rispetto ad altri film risiede nel fatto che i due tipi di amore in questione romantico da un lato, familiare dall’altro. Forse, quello che di Frozen è rimasto tanto impresso, è proprio il fatto che il centro di tutto è proprio l’amore familiare – quello tra due sorelle, nello specifico – relegando l’altro in seconda posizione.

La chiave per decifrare le due sorelle deriva da Olaf, il quale, nel momento esatto in cui spiega cos’è per lui l’amore, dandone una definizione alquanto suggestiva, ci fornisce anche gli strumenti per comprendere le due principesse.

L’amore è mettere il bene di un altro prima del tuo. Sai, come Kristoff, che ti ha portata qui da Hans e ha rinunciato a te per sempre.

La frase di Olaf, sebbene abbia ad esempio Kristoff, descrive in modo assolutamente veritiero sia Anna che Elsa: quando Anna sacrifica la sua vita per salvare quella di Elsa, ha innegabilmente posto il bene della sorella prima del suo. Ugualmente, quando Elsa taglia qualsiasi rapporto con Anna, estromettendola dalla sua vita, lo fa perché cerca di proteggerla, anteponendo così l’incolumità della sorella al suo bisogno di godere del suo affetto. E se per Anna il discorso di Olaf è vero per il primo periodo, per Elsa è vero anche in riferimento al secondo: nel palazzo di ghiaccio, quando le ribadisce il suo desiderio di starle lontana, lei è perfettamente consapevole del fatto che sta rinunciando ad Anna per sempre. Ed è un gesto di amore estremo, per quanto meno eclatante di quello di Anna (che addirittura per questo si trasforma in una statua di ghiaccio), che infatti costituisce l’“atto di vero amore” necessario affinché il film possa avere il suo lieto fine.

A tal proposito, poiché Anna ed Elsa rappresentano  il gradino più alto dell’evoluzione, è bene tornare un momento alle origini, soprattutto alle due principesse che più di tutte hanno sdoganato l’idea dell’atto di vero amore tanto decantato.

È palese come per Biancaneve e Aurora si tratti di un gesto passivo, mentre in Frozen ci viene proposto dal suo lato “attivo”. L’amore non è qualcosa che ci si limita a ricevere passivamente, ma è anche qualcosa che si deve dare attivamente. Per Biancaneve e Aurora i soggetti attivi erano i principi. In Frozen, il soggetto attivo è, per la prima volta, la principessa. Ed ecco che le due principesse sono le eroine della loro stessa storia.

  • Anna

La prima cosa che salta all’occhio di Anna è quanto sia ben lontana dalla “grazia sofisticata” delle principesse pre-rinascimentali . Perché Anna è sì carinissima e cucciolosissima, ma mentre dorme sbava.

Ma Anna non si esaurisce solo nell’essere spiritosa e socialmente imbarazzante: è, in realtà, un personaggio molto più sfaccettato e caratterizzato. Proprio il suo essere “finalmente a tutto tondo” la rende molto più vera delle sopraccitate e idealizzatissime Biancaneve e Aurora (come è già avvenuto per Ariel).

  • Elsa

Elsa vuole venire a patti con la propria natura. Il problema non è tanto l’avere il potere della neve-ghiaccio, quanto il non riuscire a controllarlo. È soltantoquestione di capacità. Capacità che, tra l’altro, è sempre stata lì, ma che lei stessa ha soffocato quando la paura di far male alle persone a lei care ha preso il sopravvento.

Da piccola, infatti, quando giocava con Anna, era perfettamente in grado di controllare il suo potere. Se è vero infatti, come scopriamo alla fine del film, che è l’amore la chiave per gestire il suo dono, è palese che all’inizio ciò le riuscisse perché, oltre ad amare la sorella, amava anche se stessa, cioè quello che era.

Nel momento però in cui la paura prende il sopravvento, lei questa cosa la perde di vista, e infatti condanna per sbaglio il suo regno a vivere in un inverno perenne. È solo dopo essere riuscita ad accettarsi di nuovo – ad amarsi di nuovo – che riesce a invertire la magia. L’amore di Anna per Elsa ha sciolto il cuore di ghiaccio, ma l’amore di Elsa per Elsa ha sciolto tutto il resto.

OCEANIA – 2016

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E siamo arrivati all’ultima Principessa, se così si può considerare (anche se lei stessa nel film non si definisce una principessa), che la disney ha  realizzato: Vaiana. Vaiana “naviga” nella stessa direzione delle ultime eroine Disney: figlia del capo villaggio, vive in un ambiente in cui non sembrano esserci grandi differenze di genere, infatti succederà al padre da sola, in assenza di una figura maschile. Concreta e intraprendente arriva fino a negare l’evidenza di essere una principessa perché – dice lei – le mancano i tratti distintivi. Inoltre in tutto il film non si cambia mai d’abito… Tutta un altra storia rispetto ai primi classici sulle principesse disney. Diciamo che il suo spirito è molto simile a Mulan e Ribelle che fanno di tutti per salvare il proprio popolo.

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